STORIE

"C'era una svolta" sono le storie di persone che sono passate da Ca' Nosta e hanno trovato una seconda casa, un punto di svolta.

Indice delle storie

dalla deriva al faro

Ca’ Nosta è nel suo piccolo un faro in mezzo al mare, una luce a cui aggrappare la speranza.
"Nella mia vita ho sempre lavorato in proprio finché a 50 anni ho scelto di iniziare a lavorare in fabbrica dove, nonostante la fatica, mi trovavo abbastanza bene. Purtroppo però nel 2019 ho iniziato ad avere dei seri problemi di salute e sono dovuta rimanere a casa. L’azienda per un certo periodo ha cercato di venirmi incontro, ma col tempo i soldi che ricevevo in busta paga diminuivano e risultava difficile mantenersi in due pagando l’affitto, le bollette e le spese mediche. Mio marito infatti, nel frattempo, aveva perso il lavoro e non era certo immediato trovarne un altro alla sua età.

Ci siamo così ritrovati incastrati in un groviglio di difficoltà economiche e di salute che sfuggivano dal nostro controllo e stavano avendo il sopravvento sulle nostre vite. Abbiamo perciò deciso di chiedere aiuto rivolgendoci all’assistente sociale. Chiedere aiuto all’assistente sociale è stato molto pesante: in tutta la mia vita non avevo mai avuto bisogno di nulla e mai avrei pensato di trovarmi così alle strette da dover ricorrere a questa figura. Non nascondo che quel che provavo era un senso di vergogna. Ora riflettendo mi chiedo “di cosa mi devo vergognare?”, ho avuto un tracollo, ma non posso farmene una colpa.

L’A.VO.S è stata di grande aiuto per noi, sia per le borse alimentari, sia per i trasporti. Infatti, siccome non riuscivamo a rientrare nei costi, abbiamo venduto la nostra automobile ed ora ci spostiamo con i mezzi di trasporto pubblico o grazie all’aiuto di qualche parente/amico e naturalmente grazie all’AVOS, a cui ci rivolgiamo per essere accompagnati ad alcune visite mediche.

Quando hanno inaugurato Ca’ Nosta ho conosciuto Romina, l’operatrice sociosanitaria che lavora qui; con lei nel tempo si è creato un bel legame. Per me è come se fosse mia figlia, è un punto di riferimento. Una volta è capitato che all’ultimo momento mi sono trovata senza passaggio per andare a Candiolo a seguire la mia terapia. Era agosto e l’ufficio dell’A.VO.S era chiuso, ho contattato Romina e lei si è subito resa disponibile nonostante non fosse suo dovere farlo. È successo inoltre che mi abbia portato le borse alimentari direttamente a casa quando ero impossibilitata a venirle a ritirare. Tanti piccoli gesti che però fanno la differenza. Mi sento di dire che le voglio proprio bene.

Oltre a quanto già raccontato, attraverso Ca’ Nosta ho potuto chiedere una consulenza legale ad un avvocato. Diversamente non me lo sarei potuta certo permettere.

Se questo posto chiudesse sarebbe davvero un peccato. Un servizio così negli altri paesi del circondario in cui ho vissuto non c’è; Scalenghe, nonostante sia un paesino con molte carenze su altri aspetti, nel sociale è molto avanti. Per chi non ha nessuno Ca’ Nosta può essere un punto di ritrovo e di aiuto. Ammiro molto i volontari e le persone che lavorano qui.

La vita mi ha portato alla deriva, mi sono sentita in balia degli eventi, ma ora sto remando con tutta la mia forza per tornare alla normalità. Ca’ Nosta è nel suo piccolo un faro in mezzo al mare, una luce a cui aggrappare la speranza.

Auguro a questo posto di avere lunga vita e di continuare ad essere luce per molti!"

energia gratuita

Ca’ Nosta per me è energia gratuita, che si diffonde in tutta la comunità, una luce per il nostro territorio che illumina il percorso di tanti.
"Sono arrivato a Scalenghe nel 2018, lo stesso anno in cui è avvenuto il fattaccio che mi ha portato ad avere problemi con la giustizia. Ho vissuto qui durante tutto il processo, poi nel 2020 sono andato in carcere dove sono rimasto per un anno. Siccome la pena era inferiore a quattro anni, ho potuto fare la richiesta per la semi libertà, che mi è stata concessa così potevo uscire per andare a lavorare e tornare in carcere la sera. Non avrei mai pensato di trovarmi in una situazione del genere. Io non mi sentivo un delinquente, fuori non avevo mai avuto a che fare con il genere di persone che c’erano lì dentro: è stata un’esperienza traumatica. Con l’emergenza Covid sono poi passato ai domiciliari e così dopo qualche mese ho conosciuto, tramite l’assistente sociale, l’assessore alle politiche sociali Monica Pecchio e l’A.VO.S.

Monica mi ha proposto di venire a Ca’ Nosta a fare volontariato. Ho cominciato a venire due volte settimana con continuità per occuparmi della pulizia degli spazi verdi attorno a Ca’ Nosta e di piccoli lavori di manutenzione dei locali. Non nego che inizialmente la ragione del mio impegno fosse dimostrare al magistrato la mia buona volontà, poi però ci ho preso gusto e ho scoperto una realtà alla quale mi sono affezionato.

Ho avuto bisogno di aiuto quando ho perso il lavoro e mi sono state date sia le borse alimentari sia il sostegno necessario per avviare le pratiche burocratiche del reddito di cittadinanza e della Naspi; sono stato aiutato a 360°. Non mi ero mai trovato in una condizione del genere: avevo sempre vissuto nel benessere e me l’ero sempre cavata senza chiedere aiuto. Prima avevo poca fiducia nell’essere umano, sarà che sono cresciuto in un’ambiente lavorativo molto meschino, ma Ca’ Nosta mi ha mostrato una realtà diversa e mi sono completamente affidato. Per me è stata fonte di ispirazione.

Pensavo di non rialzarmi più. Dopo questa batosta avevo anche iniziato a rifugiarmi nel cibo, ma ora va meglio. Non so se le persone sanno la mia storia, ogni tanto me lo chiedo se sanno chi sono… Io non l’ho mai tenuto nascosto, ai volontari ho raccontato da subito la mia storia. Non è cambiato il loro atteggiamento nei miei confronti. Solitamente si tende a prendere le distanze quando si viene a sapere che una persona ha avuto problemi con la giustizia, ma qui non mi sono sentito giudicato, bensì accolto da molti a partire dalle persone al bar fino al sindaco. Ed è bello sapere che c’è qualcuno che vede oltre lo stigma di una persona con una pena sulle spalle. A Scalenghe mi trovo bene: qui ci voglio vivere, qui ci voglio morire.

Recentemente ho ottenuto la qualifica di elettricista ed ho iniziato a lavorare anche nella ristorazione, poco per volta sento che sto tornando al vecchio me, con la voglia di fare e la fiducia nel futuro. Da quando ho ricominciato a lavorare non prendo più le borse alimentari, so che su Ca’ Nosta posso sempre contare, ma preferisco che ora diano aiuto a chi ne ha più bisogno. Non riesco più a fare servizio con continuità, ma quando vengo a sapere che posso rendermi utile mi offro volentieri. Sento che qui i rapporti sono reciproci: se hanno bisogno io ci sono, se io ho bisogno loro ci sono. Qui mi sento come a casa e non vedo l’ora di poter contribuire non solo con il mio tempo!

Questo progetto è una svolta per questo paese. Io penso che l’Amministrazione abbia fatto tanto con Ca’ Nosta e spero che anche le amministrazioni future abbiano lo stesso occhio di riguardo per questa preziosa realtà, anche se non è scontato avere riguardo per i più deboli.

Ca’ Nosta per me è energia gratuita, che si diffonde in tutta la comunità, una luce per il nostro territorio che illumina il percorso di tanti."

insieme oltre il ponte

Per me Ca’ Nosta è un ponte, uno strumento per superare gli ostacoli della vita.
"Ho iniziato ad essere volontaria quando ancora l’A.VO.S aveva la sede nell’ufficio parrocchiale. Eravamo un gruppetto di compaesani uniti dal desiderio di renderci utili per sostenere le persone in difficoltà. Uno tra i primi servizi che ho svolto è stato quello di assistere un signore anziano del paese che era ricoverato all’ospedale, l’impegno era quello di aiutarlo nell’ora dei pasti; perciò, ci eravamo organizzati tra familiari e volontari per non lasciarlo solo. All’epoca non erano molte le Associazioni che facevano questo genere di servizi, come l’assistenza ai malati o gli accompagnamenti alle visite. Un'altra tipologia di servizio che ho svolto con piacere nel corso degli anni è stato il servizio di compagnia alle persone sole; consisteva nel far visita regolarmente a queste persone, per lo più anziani, si chiacchierava un po’ e si trascorreva il tempo in allegria.

Tra le donazioni e i contributi poco alla volta si è riusciti a crescere e ad essere riconosciuti a livello territoriale. Sono così aumentati i servizi e le possibilità per i cittadini: il servizio prestito di ausili, le auto dell’Associazione per gli accompagnamenti, il servizio di prenotazione visite.

La ciliegina sulla torta per la storia dell’A.VO.S è stata Ca’ Nosta. L’ho vista nascere sin dalla prima riunione con l’Amministrazione per parlare del bando della Regione e dalla prima visita dei locali dell’ex-banca. I locali all’epoca erano sporchi, trasandati da anni di incuria e piuttosto “freddi”: la sensazione non era affatto quella di sentirsi a casa. Oggi entrare e vederla così colorata, confortevole ed accogliente è una grande emozione!

È bello sapere che c’è un punto di appoggio aperto con continuità a cui tutti i cittadini si possono rivolgere. Qui a Ca’ Nosta ci sono figure professionali, questo è il valore aggiunto; noi volontari facciamo tutto quel che possiamo, ma su certe pratiche o situazioni serve proprio l’intervento degli operatori che qui ci lavorano. È capitato pure a me di aver bisogno di Ca’ Nosta: lo SPID non avrei proprio saputo come farlo da sola!

Da volontaria l’aspetto che preferisco è l’organizzazione e la preparazione delle giornate che trascorriamo insieme come i pranzi annuali dell’A.VO.S che a causa del covid abbiamo sospeso. Le persone anziane e quelle sole seguite dall’A.VO.S erano contente di ritrovarsi e passare del tempo insieme, un appuntamento fisso molto atteso a cui non vedevano l’ora di partecipare. Allegria, aggregazione, musica e leggerezza erano tutti gli ingredienti di queste feste. Speriamo di poterle riproporle.

Aiutare gli altri è anche un modo per aiutare noi stessi, per questo continuo ad essere volontaria dopo tutti questi anni: sento di ricevere più di quello che do! Mi è naturale continuare a rendermi disponibile. Col tempo ho spronato anche mio marito a diventare volontario, all’inizio non era molto convinto ma ora partecipa con molto piacere e sono felice di condividere con lui questa attività.

Sento anche in un certo senso di essere stata ricompensata; in un momento di grande difficoltà familiare, ho ricevuto un grande appoggio da parte di tanti, anche persone inaspettate. Essere stati sostenuti in quel periodo è stato fondamentale, non ci siamo mai sentiti soli, avere qualcuno vicino è davvero prezioso. Penso che l’A.VO.S per molti sia quell’aiuto, quel sostegno, quella presenza che diversamente non avrebbero e Ca’ Nosta ha moltiplicato le possibilità di aiutare. Non sono molti i paesi che hanno un presidio del genere a disposizione dei propri cittadini.

Per me Ca’ Nosta è un ponte, uno strumento per superare gli ostacoli della vita. Associo questo posto alla montagna, perché la serenità e la pace che provo in montagna è la stessa che provo quando entro qui dentro."

L'alba dopo la notte

Per me Ca’ Nosta è il Monviso all’alba: la speranza di un giorno nuovo e la certezza di avere qualcuno pronto a tendermi una mano.
"Quando penso a Ca’ Nosta la prima immagine che mi viene in mente è il Monviso all’alba. La montagna che vedo tutte le mattine uscendo di casa, la mia quotidiana certezza. Per me Ca’ Nosta è il Monviso all’alba: la speranza di un giorno nuovo e la certezza di avere qualcuno pronto a tendermi una mano. Negli altri uffici ho sempre paura di parlare e fare domande, ma quando vengo qui mi sento come in famiglia, mi sento ascoltato e molto più a mio agio.

Fino all’età di 60 anni ho sempre lavorato, ma a seguito della crisi la mia fabbrica ha chiuso e mi sono ritrovato senza lavoro a pochi anni alla pensione. Ho svolto per un periodo alcuni lavoretti saltuari utilizzando un camion che mi imprestava un amico, ma poi questo amico è mancato e mi sono ritrovato a piedi e senza un lavoro. È stato un periodo molto buio.

Proprio allora ho incontrato l’A.VO.S, l’Associazione che gestisce Ca’ Nosta, o meglio, ho incontrato il suo Presidente, Rocco, il quale, venendo a sapere della mia situazione di difficoltà, mi ha proposto lui stesso di entrare nella lista dei beneficiari delle borse alimentari. Prima di allora non avevo mai avuto bisogno di aiuto, e forse sarebbe stato anche difficile fare io stesso il primo passo, ma Rocco mi è venuto incontro tendendomi la mano e gli sono molto grato per questa sua attenzione.

Sono venuto per la prima volta a Ca’ Nosta per prendere le borse alimentari e ho conosciuto il personale che lavora qui. Ragazzi giovani, simpatici e disponibili. Marco, uno degli educatori, ogni tanto mi telefona e mi chiede “Come stai? Cosa mi racconti”, sono telefonate che non è tenuto a fare, ma che mi fa tanto piacere ricevere. Sono così disponibili che venendo a conoscenza delle mie difficoltà di trasporto ora mi portano addirittura le borse a casa. Mi è capitato di chiedere aiuto per il disbrigo di alcune pratiche burocratiche e sono stato molto soddisfatto! Prima mi recavo al CAF, ma risultava scomodo sia per la distanza sia perché, non essendo molto pratico, mi succedeva talvolta di dimenticare parte della documentazione, così mi trovavo costretto a tornare una seconda volta prendendo nuovamente un appuntamento. Qui a Ca’ Nosta mi dedicano tempo e mi seguono con cura, trovo i servizi più accessibili: anche senza appuntamento puoi trovare qualcuno che ti dia indicazioni.

Visto l’aiuto che ho trovato su diversi fronti sono molto felice di contribuire per quello che posso; per esempio, alla festa del volontariato “Io siamo” sono venuto a montare i gazebo e i tavoli per le Associazioni ed è stata un’occasione per restituire almeno parte di quanto ricevuto. È stato bello essere a contatto con la gente, spesso tendo a stare solo in casa, al massimo vado al bar a fare due parole. Se solo Ca’ Nosta fosse raggiungibile a piedi da casa mia sarei qui molto più spesso!

Un altro bel momento vissuto insieme è stata la serata “Ca’ Nosta punto a capo” durante la quale sono state tirate le fila del primo anno di attività. Ricordo come persone di altri paesi si complimentassero per questo servizio ed è stato un motivo di orgoglio. Verso la conclusione della serata gli educatori hanno invitato il pubblico a lanciarsi un grosso gomitolo di lana, quando lo si riceveva bisognava esprimere un pensiero su Ca’ Nosta. In quella occasione, quando è stato il mio turno, ho voluto ringraziare tutti quelli che lavorano qui, per la loro disponibilità, ma mi sono dimenticato di ringraziare Rocco che è stato il primo a porgermi una mano!

Non è facile guardare al futuro con speranza, ormai ho una certa età e trovare lavoro non sarà affatto facile, oltretutto senza avere a disposizione una macchina in un paese poco servito dal trasporto pubblico, ma io ho molta buona volontà. Di recente ho frequentato un corso di pasticceria, sono stato promosso con votazione 87/100 ed è stata una gran bella soddisfazione! Sento di avere a Ca’ Nosta qualcuno che fa il tifo per me e questo sicuramente mi dà forza."

la mia evoLuzione

Nella mia vita Ca’ Nosta ha portato apertura.
"Frequento Scalenghe da 8 anni, 4 dei quali trascorsi nella comunità terapeutica che si trova in paese. Sono sempre stato un tipo molto attivo e autonomo: in comunità cercavo di tenermi impegnato lavorando per concentrarmi sulla mia indipendenza, tant’è che proprio durante quel periodo ho iniziato a frequentare un corso da OSS (operatore sociosanitario).

I rapporti con l’Amministrazione sono cominciati nel 2019 quando ho ottenuto una borsa lavoro dal comune con il compito di cantoniere; sono stato il primo della comunità ad iniziare un percorso di questo tipo con il territorio. Col tempo ho avuto modo di creare un legame con Monica Pecchio, l’assessore alle politiche sociali, la quale, venendo a sapere che frequentavo il corso da OSS, mi ha proposto di trasferire la mia borsa lavoro su Ca’ Nosta.

Inizialmente a Ca’ Nosta mi sono occupato dei lavori di ristrutturazione, della cura degli spazi verdi circostanti e della affissione di locandine nelle attività commerciali del paese per pubblicizzare gli eventi. Dopo l’inaugurazione, con l’avvio effettivo del progetto, mi è stata data l’occasione di fare pratica nell’ambito sociosanitario affiancando Romina, l’OSS di Ca’ Nosta, in alcuni servizi con anziani del paese. Ho apprezzato il fatto che mi siano state affidate responsabilità, anche da parte del Comune, e mi sia stata data possibilità di organizzarmi il lavoro in autonomia cosa che mi ha stimolato molto. Vedere gli altri darmi fiducia e credere in me ha fatto sì che poco per volta io stesso iniziassi a credere nel mio cambiamento.

Con i volontari mi sono trovato bene; io cerco sempre di stuzzicarli con qualche battuta e loro stanno al gioco. I dipendenti di Ca’ Nosta sono amici, persone che stimo e che mi sono stati vicini anche in momenti complicati come quando ho avuto il Covid. Monica, l’assessore alle politiche sociali, è un punto di riferimento per me, con lei mi confido rispetto alle scelte della mia vita, cerco di ascoltare i suoi consigli e le sue lavate di capo: so che le fa perché mi vuole bene.

Un ricordo divertente che ho di questo periodo a Ca’ Nosta è la festa del volontariato “Io siamo” a settembre 2021. Nel pomeriggio durante il torneo di carte mancava un giocatore per raggiungere il numero minimo di partecipanti poter iniziare; mi spiaceva che non potessero giocare così mi sono proposto anche se non ero molto convinto…fatto sta che mi sono lanciato e sono arrivato pure secondo!

Attualmente vivo in un paese vicino, però a dire il vero conosco più persone a Scalenghe e mi piacerebbe tornare a viverci. Lo trovo un paese tranquillo, senza tentazioni, me lo vedo bene per trascorrere la mia vecchiaia. Ora lavorando altrove ho molto meno tempo da dedicare a questo progetto. Ho chiesto al direttivo se volessero che restituissi le chiavi dei locali, ma mi han detto di no: si fidano e sanno che se posso cercherò sempre di dare una mano. La sento ancora come casa mia: un pezzo di percorso importante della mia vita, in fondo, l’ho fatto tra queste mura. Se Ca’ Nosta chiudesse probabilmente verrebbe un po’ a meno il mio desiderio di trasferirmi qui: questo luogo è una delle ragioni principali per la quale vorrei vivere a Scalenghe.

Nella mia vita Ca’ Nosta ha portato apertura. Dopo la comunità ero molto chiuso, diffidente: avevo paura del futuro. Ero un po’ un orso, sentivo di dover ricominciare in fretta perché non ero più un giovanotto e allo stesso tempo sentivo il peso del tempo e delle richieste altrui; quando esci da un percorso di dipendenze le persone si aspettano da te non 100 ma 300. Io non ho mai nascosto il mio passato, ho raccontato apertamente la mia storia a chi me la chiedeva. Sparo battute dalla mattina alla sera come forma di difesa, è il mio modo di affrontare la vita e un po’ di proteggermi. All’inizio avevo paura del giudizio, ma poi mi son detto o le persone mi accettano per quello che sono oppure no, ma non posso vivere nel timore. Mentre in comunità mi sono sentito spesso solo, qui mai. Ho sempre sentito di ricevere aiuto e sostegno.

Prima vedevo tutto grigio, le mie difficoltà, la mia sofferenza, i miei errori e solo in lontananza un puntino bianco di speranza. Ca’ Nosta ha ribaltato la situazione, mi ha portato ad andare oltre le difficoltà e dare spazio alla speranza: mi ha aiutato ad evolvere. Il mio passato fa parte di me, non posso cancellarlo, per questo un puntino grigio che lo rappresenta rimane, così posso ricordarmi cosa non voglio ripetere.

Trovo che i servizi di Ca’ Nosta siano un grosso aiuto per la terza età, per chi ha difficoltà tecnologiche o si trova in situazioni di povertà. Penso che il valore aggiunto sia che Ca’ Nosta è stata creata e composta da persone del luogo, perché si sono vinte in fretta le diffidenze di paese. Conoscendo chi ci lavorava per i cittadini è stato facile fidarsi.

Auguro a Ca’ Nosta di crescere e, perché no, di inaugurare un giorno un bell'orto sociale!"

la mia tana

La vedo un po’ come una mia tana, un posto sicuro. So che posso chiedere aiuto se un giorno avessi bisogno, e so che posso mettermi a disposizione degli altri.
"Prima dell’apertura di Ca’ Nosta non avevo un posto tranquillo dove studiare con i miei amici. Durante le superiori, fermarci a Pinerolo dopo l’orario di lezione risultava scomodo perché non avevamo autobus che ci riportassero a Scalenghe nel pomeriggio; perciò ci davamo appuntamento per studiare al tavolo accanto alla pista ciclabile e studiavamo all’aperto insieme, ma era una soluzione praticabile soltanto con la bella stagione; d’inverno ci incontravamo talvolta in videochiamata, ma non era la stessa cosa di vedersi di persona. Quando ci è stata data l’occasione di avere un posto al chiuso dove trovarci per studiare e per passare del tempo insieme siamo stati molto contenti!

Quando studio qui il tempo vola; se fossi a casa mi distrarrei molto di più, qui invece circondata da altri che studiano sono motivata a fare altrettanto. La cosa bella è che non dobbiamo neanche chiedere il permesso per venirci, abbiamo le chiavi e la libertà di poterlo sfruttare in ogni momento a nostro piacimento. Questo posto lo sentiamo un po’ nostro, d’altronde molti di noi hanno partecipato anche ai lavori di decorazione dell’aula rendendola davvero accogliente.

Un bellissimo ricordo che ho risale a giugno dell’anno della mia maturità: un sabato sera dopo una intensa giornata di studio decidemmo di prenderci le pizze mangiarle qui e per poi proseguire a studiare. Fu un momento di spensieratezza in un periodo molto pesante per me.

Capita a noi ragazzi durante le pause di andare nella sala centrale di Ca’ Nosta per prendere un caffè, sempre i volontari di turno ci accolgono; talvolta mi hanno offerto persino la merenda e con piacere ho ricambiato il favore quando si è trattato di aiutarli in questioni tecnologiche sui loro telefoni. A Ca’ Nosta si respira aria di casa.

Io facevo già volontariato in Oratorio e con l’Estate ragazzi perciò è stato spontaneo offrirmi quando si ricercavano volontari per l’aiuto compiti. Era il periodo del lockdown, molti bambini, specie i più fragili, con la didattica a distanza erano in difficoltà. È stato un modo per sentire di essere d’aiuto e fare la mia piccola parte in un momento critico per tutti. Inizialmente gli incontri si svolgevano in videochiamata, ma non appena è stato possibile abbiamo iniziato ad incontrarci in presenza e qui sono maturati dei bei legami.

Un giorno, per esempio, un bambino, di punto in bianco, ha iniziato a raccontarmi della sua vita prima di arrivare in Italia, del percorso di migrazione e delle difficoltà che affrontava qui. E’ stato per me un momento molto speciale perché ho capito che lui si sentiva libero di confidarsi con me, ed io ero al posto giusto al momento giusto. Col tempo con questo bambino si è proprio creato un vero legame: anche durante l’Estate Ragazzi veniva a cercarmi e raccontarsi. Il fatto che la maggior parte dei bambini e dei ragazzi che vengono all’aiuto compiti frequentino anche l’Oratorio e l’Estate Ragazzi trovo sia molto positivo; sono tutte occasioni per socializzare e crescere insieme. Anche per noi tutor è un punto a favore; vedendoli con continuità riusciamo a conoscerli meglio.

Con una famiglia sono rimasta in contatto anche alla fine dell’anno scolastico. La mamma mi ha chiesto se potessi aiutare suo figlio d’estate e io ho accettato; il bambino è venuto qualche volta a casa mia per i compiti ma soprattutto per mantenere “allenato” l’italiano durante l’estate, siccome in casa i suoi genitori parlano un’altra lingua. È importante che i genitori riconoscano il valore di quello che si fa qua a Ca’ Nosta; scuola-famiglia-volontariato quando lavorano in sintonia si rivelano una squadra vincente.

Durante un incontro a fine progetto un insegnante ci disse che aveva notato molti miglioramenti nei bambini non solo a livello didattico ma a livello di integrazione nella classe e del loro senso di sicurezza. Attribuiva il merito al lavoro svolto qui a Ca’ Nosta e la cosa ci rese molto orgogliosi.

Vedo molta complicità tra i bambini, mi sembrano felici di partecipare, sono diventati amici tra di loro non semplici compagni; per esempio, un giorno un bambino di quinta elementare ha dimenticato il diario qui a Ca’ Nosta e subito un altro bambino di seconda si è offerto di riportarglielo l’indomani sul pulmino.

Passo molto tempo qui, per me è un luogo un po’ speciale, se non ci fosse più ne sentirei proprio la mancanza. La vedo un po’ come una mia tana, un posto sicuro. So che posso chiedere aiuto se un giorno avessi bisogno, e so che posso mettermi a disposizione degli altri."

la promessa di esserci

Per me Ca’ Nosta è come una PROMESSA. Ovvio che non possono garantirmi di prendere bei voti, ma sento che mi promettono di esserci per me ed aiutarmi nello studio.
"Sono un’insegnante della scuola secondaria di primo grado qui a Scalenghe e collaboro con Ca’ Nosta molto volentieri per il progetto dell’aiuto compiti. Il mio ruolo è quello di individuare con i miei colleghi gli alunni che mostrano difficoltà scolastiche, familiari o di integrazione; questi ragazzi avranno la preziosa opportunità di essere seguiti due pomeriggi a settimana dai tutor e dagli educatori di Ca’ Nosta.

Essendo i posti limitati noi cerchiamo di captare le difficoltà e selezionare le situazioni di maggior bisogno; anche se sarebbero molti di più coloro che avrebbero necessità anche solo di un piccolo sostegno o di uno stimolo a socializzare. Cerchiamo di dare questa opportunità specialmente alle fasce deboli, ai ragazzi che non hanno la possibilità di essere seguiti adeguatamente, o che magari proprio a casa respirano un clima di tensione che non li aiuta a concentrarsi. Per i ragazzi di origine straniera questo progetto è una grande occasione. Spesso i loro genitori vorrebbero sostenerli a livello didattico, ma essendoci un problema alla base legato alla comprensione della lingua italiana risulta per loro impossibile.

Ca’ Nosta si pone come un'isola serena, uno spazio neutro, un ponte tra famiglia e scuola. Non è solo uno spazio di aiuto compiti legato alla didattica, ma uno spazio di accoglienza dove si creano punti di riferimento alternativi a quelli dei genitori e degli insegnanti. Le famiglie tendenzialmente si accorgono di avere difficoltà, ma il problema spesso sono i ragazzi che risultano restii a partecipare. Non è infatti scontato che loro partecipino; venire a Ca’ Nosta richiede un ulteriore impegno dopo una giornata passata a scuola, non è detto inoltre che vi siano gli amici “preferiti”, e prevede la messa in gioco in un ambito, quello scolastico, che risulta di particolare difficoltà. Tuttavia, dopo le titubanze iniziali continuano con costanza perché trovano importanti punti di riferimento tra i tutor e gli educatori presenti. Trovano un ambiente sano con modelli positivi che danno valore alla scuola. L’idea di fondo del progetto, infatti, non è trasformare questi ragazzi in studenti modello, ma far capire che l’impegno scolastico non è fine a se stesso perché significa lavorare per il proprio futuro.

I tutor di Ca’ Nosta sono di grande aiuto per i ragazzi con problemi relazionali e di bassa autostima. Essendo i tutor molto giovani è più facile per i ragazzi entrare in sintonia e sentirsi liberi dal giudizio. Altro fattore importante è la dimensione del gruppo; essendo i gruppi composti da pochi elementi ci si conosce più in fretta e si è seguiti in maniera personalizzata. Con Davide, l’educatore di riferimento dell’aiuto compiti, cerchiamo di rimanere in contatto e aggiornarci su eventuali questioni significative (assenteismo a scuola, particolari dinamiche di classe) per lavorare in sinergia.

A livello di impatto ci siamo resi conto di significativi cambiamenti nei ragazzi; lavorando bene a scuola e partecipando all’aiuto compiti abbiamo constatato che, aldilà dei risultati, vi è maggiore disponibilità ad impegnarsi: questo per noi è un dato molto importante.

Lo scorso anno Ca’ Nosta ha proposto a tutte le classi della scuola secondaria di primo grado alcuni progetti riguardanti l’alimentazione. I progetti erano rivolti all’intero gruppo classe, ma hanno avuto anche una ricaduta specifica su chi già partecipava all’aiuto compiti; quest’ultimi, infatti, si sono sentiti per una volta “avvantaggiati” perché conoscevano già l’educatore e avevano con lui un rapporto “privilegiato”. Uno dei progetti era strutturato in quattro incontri da due ore. Il primo appuntamento si è svolto in classe per affrontare il tema dell’alimentazione sana e per fornire alcune indicazioni di fotografia; il secondo in palestra dove sono stati proposti una serie di giochi sulla relazione; a seguire un’uscita presso le aziende del territorio per conoscere queste realtà e scattare delle fotografie rappresentative; e infine un ultimo incontro finalizzato alla selezione delle fotografie e alla definizione delle didascalie. Il frutto di questo lavoro è stata una mostra fotografica esposta durante la fiera di Scalenghe “LatteforMaggio”. Il progetto “Scatti di cibo” è stato un’occasione per i ragazzi delle classi prime e seconde per affrontare una tematica delicata e fondamentale come quella dell’alimentazione e al tempo stesso un’occasione per i genitori per conoscere Ca’ Nosta.

Mentre gli alunni delle due terze hanno partecipato al progetto di “Corpografie” guidato da una fotografa professionista e le foto sono poi state esposte a Ca' Nosta.

Trovo ci sia molto interesse da parte dell’Amministrazione e del territorio nei confronti della vita scolastica; il fatto di essere un paese piccolo è un elemento positivo: facilita la creazione di legami. Mi auguro collaborazione sempre più stretta con la scuola e maggiore fiducia da parte dei ragazzi e delle famiglie verso questo servizio.

Ho scelto questa immagine per rappresentare Ca’ Nosta: mi rimanda all’idea di squadra, di collaborazione e di sostegno; tutte caratteristiche di questo luogo."

un sostegno prezioso

Ca’ Nosta si pone come un'isola serena, uno spazio neutro, un ponte tra famiglia e scuola.
"Sono un’insegnante della scuola secondaria di primo grado qui a Scalenghe e collaboro con Ca’ Nosta molto volentieri per il progetto dell’aiuto compiti. Il mio ruolo è quello di individuare con i miei colleghi gli alunni che mostrano difficoltà scolastiche, familiari o di integrazione; questi ragazzi avranno la preziosa opportunità di essere seguiti due pomeriggi a settimana dai tutor e dagli educatori di Ca’ Nosta.

Essendo i posti limitati noi cerchiamo di captare le difficoltà e selezionare le situazioni di maggior bisogno; anche se sarebbero molti di più coloro che avrebbero necessità anche solo di un piccolo sostegno o di uno stimolo a socializzare. Cerchiamo di dare questa opportunità specialmente alle fasce deboli, ai ragazzi che non hanno la possibilità di essere seguiti adeguatamente, o che magari proprio a casa respirano un clima di tensione che non li aiuta a concentrarsi. Per i ragazzi di origine straniera questo progetto è una grande occasione. Spesso i loro genitori vorrebbero sostenerli a livello didattico, ma essendoci un problema alla base legato alla comprensione della lingua italiana risulta per loro impossibile.

Ca’ Nosta si pone come un'isola serena, uno spazio neutro, un ponte tra famiglia e scuola. Non è solo uno spazio di aiuto compiti legato alla didattica, ma uno spazio di accoglienza dove si creano punti di riferimento alternativi a quelli dei genitori e degli insegnanti. Le famiglie tendenzialmente si accorgono di avere difficoltà, ma il problema spesso sono i ragazzi che risultano restii a partecipare. Non è infatti scontato che loro partecipino; venire a Ca’ Nosta richiede un ulteriore impegno dopo una giornata passata a scuola, non è detto inoltre che vi siano gli amici “preferiti”, e prevede la messa in gioco in un ambito, quello scolastico, che risulta di particolare difficoltà. Tuttavia, dopo le titubanze iniziali continuano con costanza perché trovano importanti punti di riferimento tra i tutor e gli educatori presenti. Trovano un ambiente sano con modelli positivi che danno valore alla scuola. L’idea di fondo del progetto, infatti, non è trasformare questi ragazzi in studenti modello, ma far capire che l’impegno scolastico non è fine a se stesso perché significa lavorare per il proprio futuro.

I tutor di Ca’ Nosta sono di grande aiuto per i ragazzi con problemi relazionali e di bassa autostima. Essendo i tutor molto giovani è più facile per i ragazzi entrare in sintonia e sentirsi liberi dal giudizio. Altro fattore importante è la dimensione del gruppo; essendo i gruppi composti da pochi elementi ci si conosce più in fretta e si è seguiti in maniera personalizzata. Con Davide, l’educatore di riferimento dell’aiuto compiti, cerchiamo di rimanere in contatto e aggiornarci su eventuali questioni significative (assenteismo a scuola, particolari dinamiche di classe) per lavorare in sinergia.

A livello di impatto ci siamo resi conto di significativi cambiamenti nei ragazzi; lavorando bene a scuola e partecipando all’aiuto compiti abbiamo constatato che, aldilà dei risultati, vi è maggiore disponibilità ad impegnarsi: questo per noi è un dato molto importante.

Lo scorso anno Ca’ Nosta ha proposto a tutte le classi della scuola secondaria di primo grado alcuni progetti riguardanti l’alimentazione. I progetti erano rivolti all’intero gruppo classe, ma hanno avuto anche una ricaduta specifica su chi già partecipava all’aiuto compiti; quest’ultimi, infatti, si sono sentiti per una volta “avvantaggiati” perché conoscevano già l’educatore e avevano con lui un rapporto “privilegiato”. Uno dei progetti era strutturato in quattro incontri da due ore. Il primo appuntamento si è svolto in classe per affrontare il tema dell’alimentazione sana e per fornire alcune indicazioni di fotografia; il secondo in palestra dove sono stati proposti una serie di giochi sulla relazione; a seguire un’uscita presso le aziende del territorio per conoscere queste realtà e scattare delle fotografie rappresentative; e infine un ultimo incontro finalizzato alla selezione delle fotografie e alla definizione delle didascalie. Il frutto di questo lavoro è stata una mostra fotografica esposta durante la fiera di Scalenghe “LatteforMaggio”. Il progetto “Scatti di cibo” è stato un’occasione per i ragazzi delle classi prime e seconde per affrontare una tematica delicata e fondamentale come quella dell’alimentazione e al tempo stesso un’occasione per i genitori per conoscere Ca’ Nosta.

Mentre gli alunni delle due terze hanno partecipato al progetto di “Corpografie” guidato da una fotografa professionista e le foto sono poi state esposte a Ca' Nosta.

Trovo ci sia molto interesse da parte dell’Amministrazione e del territorio nei confronti della vita scolastica; il fatto di essere un paese piccolo è un elemento positivo: facilita la creazione di legami. Mi auguro collaborazione sempre più stretta con la scuola e maggiore fiducia da parte dei ragazzi e delle famiglie verso questo servizio.

Ho scelto questa immagine per rappresentare Ca’ Nosta: mi rimanda all’idea di squadra, di collaborazione e di sostegno; tutte caratteristiche di questo luogo."

una porta aperta a tutti

Ho conosciuto Ca’ Nostra tramite i social; mi aveva incuriosito l’idea di una casa di tutti e di un centro di aggregazione che mi pareva proprio necessario.
"È stata dura trasferirmi da una grande città a questo piccolo paesino. Non nego il trauma del passaggio dal viavai cittadino alla quiete assoluta di questa campagna. Non ci sono molti luoghi di ritrovo e aggregazione sul territorio, tuttavia, attraverso le Associazioni ho avuto modo di conoscere le persone e familiarizzare con Scalenghe.

Dapprima ho iniziato prestando servizio presso la biblioteca comunale, poi mi sono inserita nell’A.VO.S offrendo la disponibilità come accompagnatrice per le visite sanitarie, infine sono diventata volontaria sullo scuolabus. Così il volontariato è diventata parte integrante della mia routine settimanale. Quando per lavoro ho dovuto trasferirmi ho lasciato a malincuore queste attività e non appena ho avuto l’occasione di ritornare a Scalenghe l’ho colta al volo. Tornando ho potuto ricominciare a fare ciò che più mi sta a cuore: dedicare un po’ del mio tempo agli altri.

Ho conosciuto Ca’ Nostra tramite i social; mi aveva incuriosito l’idea di una casa di tutti e di un centro di aggregazione che mi pareva proprio necessario. Inizialmente non avevo ben chiaro cosa sarebbe diventato questo posto; ma quando il Presidente dell’A.VO.S chiese se qualche volontario fosse interessato a dedicare del tempo a questo progetto mi sono fatta avanti per occuparmi dell'apertura di un turno e ora sono diventati due!

Il mio compito a Ca’ Nosta è quello di accogliere le persone che vengono in cerca di aiuto o di informazioni. Da qualche tempo oltre a occuparmi dell’accoglienza delle persone mi dedico anche all’allestimento della bacheca lavoro. Siccome col computer me la cavo, ricerco online annunci di lavoro che mi sembrano interessanti e li stampo aggiornando settimanalmente la bacheca.

Un'iniziativa di Ca’ Nosta che apprezzo molto è lo “Scambio regalo”. Abbiamo una parte del salone dedicata a raccogliere oggetti e vestiti che sono a disposizione di tutti: chi vuole può prendere liberamente, chi può dona. Mi sembra un ottimo modo per non buttare via oggetti in buono stato, per promuovere la sostenibilità, gli scambi tra cittadini e naturalmente anche per andare incontro a chi si trova in difficoltà economiche.

Mi ha colpita molto una signora che è venuta qualche tempo fa con un bambino nel passeggino; mi diceva “mi interessano cose per il bambino, solo per il bambino non per me”. Mi ha fatto effetto la sua preoccupazione di non riuscire a provvedere al necessario per suo figlio. Le ho dato alcuni alimenti nella cesta che è sempre a disposizione di tutti nel salone, e poi abbiamo cercato dei vestiti per il bambino. Naturalmente le ho indicato gli orari per tornare e parlare con il personale per poter spiegare la propria situazione e vedere se fosse possibile un aiuto più consistente. Non so se questa donna sia poi tornata, ma perlomeno sono sicura che uscita di qui si sia sentita meno sola.

Trovo che questo servizio sia molto utile per il territorio, va incontro alle esigenze della popolazione. Io stessa ho ricevuto sostegno e aiuto immediato per disbrigo pratiche come ISEE e SPID. Mi sembra che il servizio sia utilizzato e che la popolazione abbia capito di poter contare su questa realtà. Occasioni come la fiera “LatteforMaggio” o il “Lea Music Festival”, alle quali Ca’ Nosta ha partecipato allestendo banchetto informativo e l’area dello scambio regalo, sono molto utili per far conoscere i servizi e raggiungere coloro i quali non ne hanno mai sentito parlare o non osano chiedere aiuto.

Sento un legame per questo luogo, quando entro non vorrei mai andarmene! Anche con gli altri volontari c’è un bel clima, si ride, si scherza ma si parla anche di cose serie. Mi fa stare bene con me stessa, mi dà gioia. Sento di ricevere più di quel che do facendo volontariato.

Per Ca’ Nosta sogno che venga prolungato l’orario dei professionisti così che servizi come sportello di segretariato siano offerti in modo continuativo. Inoltre, spero che vengano ampliate le iniziative di aggregazione tra i cittadini per contrastare la solitudine e consolidare le reti tra persone. Ma il sogno più grande è che non chiuda mai: non me la immagino più Scalenghe senza Ca’ Nosta!"
Via Cavour, 24
10040 Scalenghe TO
351.9802237
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